Proprietà salutistiche dell’Artiglio del Diavolo
Harpagophytum procumbens (Burch.) DC è una pianta erbacea rampicante perenne appartenente alla Famiglia delle Pedaliaceae. Cresce spontaneamente in Sud Africa, nel Madagascar e nel deserto di Kalahari.
La pianta presenta una radice tuberosa aderente a terra, le foglie sono erette portate da un picciolo e sono lobate e carnose. I fiori sono singoli di color porpora portati all’ascella delle foglie. I frutti sono legnosi, di forma ovale appiattita con due spine centrali.
Questa pianta è conosciuta anche come Artiglio del Diavolo per il fatto che le radici presentano degli uncini che vanno a ricoprire i suoi frutti e rappresentano perciò un pericolo per i roditori che ne vorrebbero cibarsi.
Le proprietà medicamentose delle radici di questa piante sono note da tempo immemorabile nelle popolazioni africane che la utilizzano per i disturbi dolorosi articolari e muscolari.
Le radici che costituiscono la droga di questa pianta presentano glucosidi iridoidi (2-3%) e nello specifico arpagoside, procumbide e arpagide, sostanze a riconosciuta attività analgesica e antiinfiammatoria, nonchè fitosteroli ed in particolare il beta-sitosterolo, acidi organici come il cinnamico, il caffeico ed il clorogenico, triterpeni come l’acido oleanolico ed ursolico e diversi flavonoidi come la luteolina ed il kaempferolo entrambi ad azione antiossidante ed antinfiammatoria.
Proprietà salutistiche dell’Artiglio del Diavolo
L’uso terapeutico di questa pianta è iniziato nel ‘900 in Europa, prima in Germania e poi nel resto degli stati membri.
La sua importanza deriva dal fatto che evidenze sperimentali dimostrano che i composti di tipo alcaloideo e glicosidico sono attivi nel mantenimento di un’ottimale funzionalità articolare. In special modo diverse osservazioni ne hanno evidenziato il favorevole impiego nei disturbi lombari ed articolari. Modesti sono gli effetti manifestati a carico della mucosa gastrica, dovuti ai suoi componenti amaro-digestivi e perciò gli effetti avversi sono pressocchè nulli.
Immagine tratta da: Muséum de Toulouse [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons